Presidente del gruppo S&D; in Parlamento europeo
EUROPARLAMENTARE DEL PARTITO DEMOCRATICO

Le priorità del Gruppo S&D per il 2016

Ecco il testo del discorso che ho pronunciato il 13 gennaio 2016 di fronte ai deputati del Gruppo dei Socialisti&Democratici al Parlamento europeo. 

Dear colleagues,

dear comrades,

Again Happy New Year. 2016 will be a crucial and tough year and Europe needs all our energies.

I start saying that I am very worried about the current situation.

In this new year we observe a divided and weak Europe.

The migrants’ crisis, the slow recovery in Southern Europe and the authoritarian risks in Central and Eastern Europe are the signs of a divided continent.

In this context, member states are repatriating powers and weakening the Union.

We see this for Schengen. Schengen is at risk under the pressure from Syria and Turkey. If Schengen falls, all Europe risks disappearing. Yes, the end of the European Union, the death of Europe: this is what is at stake and I am not exaggerating. Yes the European Union can disappear.

In this situation we cannot just observe the decline of the European Union. We need a quantum leap and for our group it is time to take its responsibility.

I go back to Italian because I want to be very clear.

Di fronte a questa situazione ripeto, ognuno deve assumersi le sue responsabilità.

Nel primo anno, noi abbiamo incoraggiato questa Commissione. L’abbiamo accompagnata. Ed io voglio confermare il mio apprezzamento e sostegno a Jean Claude Juncker per il suo lavoro.

Qui, nel Parlamento, nonostante l’allergia reciproca e le differenze fra noi a livello nazionale, abbiamo dato vita ad una cooperazione legislativa con ALDE e il PPE che ha prodotto risultati importanti. Penso ad EFSI ma anche al pacchetto sull’immigrazione.

È giusto continuare su questa strada senza precluderci di lavorare con la GUE e con i Verdi su dossiers non legislativi.

Ma tutto questo non sarà sufficiente se non ci sarà una svolta.

Serve un vero cambiamento se non vogliamo che tutto sia travolto.

Per questo chiedo alla Commissione una accelerazione, uno scatto.

Non possiamo subire gli eventi.

Primo, vogliamo uno scatto nella politica economica. È in atto una offensiva delle destre che vogliono una retromarcia rispetto alle conquiste da noi ottenute in questo ultimo anno.

Il piano di investimenti è una nostra vittoria ed uno dei punti su cui abbiamo vincolato il nostro sostegno alla Commissione. Ora però è il momento di trarre le prime conclusioni. Ho chiesto al Commissario Katainen di venire qui di fronte al gruppo a dirci come stanno le cose, quanto e come é stato speso. Noi non ci accontentiamo della situazione attuale. Il piano di investimenti per noi era un punto di inizio e non la fine di un percorso.

Anche sulla flessibilità di bilancio, noi non accettiamo che si faccia marcia indietro. Se la flessibilità di bilancio esiste, allora gli Stati membri devono poterla usare appieno nei propri bilanci nazionali. Juncker ha giustamente detto che le spese degli Stati legate alla crisi migratoria devono essere scomputate dal patto di stabilità. Bene, ora questo deve essere davvero fatto.

Impedire agli Stati di investire in questo frangente vorrebbe dire uccidere la ripresa, fare esplodere la disoccupazione e consegnare i nostri Paesi alle forze populiste. Non possiamo accettare questo.

Sulla politica economica, dobbiamo essere esigenti innanzitutto nei confronti di noi stessi. Credo mi si debba dare atto di non avere mai avuto remore nel criticare i membri della nostra famiglia politica quando lo ritenevo giusto. I nostri compagni slovacchi lo sanno. Allo stesso modo, vorrei ricordare al Presidente Djisselbloem che fino a prova a contraria appartiene alla nostra famiglia politica e che quindi molte sue affermazioni mi stupiscono. Ci piacerebbe che parlasse di più di crescita e di occupazione, che bacchettasse di meno i suoi compagni progressisti e di più i fautori del rigore che piomba l’Europa.

Volere una accelerazione sulla politica economica significa gettare le basi per avere finalmente una capacità fiscale a livello di Unione. Per questo non possiamo aspettare 2017. Si deve sin da subito discutere della sua applicazione, di come disegnare questa capacità come indicato nel rapporto Beres.

Si può anche pensare ad un fondo europeo finanziato con l’emissione di eurobonds che possa aiutare gli Stati membri a far fronte all’emergenza dei rifugiati. Questo gruppo ha le proposte giuste. Bisogna però che vengano ascoltate.

Sull’agenda sociale, vogliamo un cambiamento. Su questo va detto con chiarezza che ad oggi la Commissione non ha presentato nulla nonostante il suo impegno a presentare il labour mobility package. Juncker ha risposto alla lettera che gli ho inviato prima di Natale confermando che il pacchetto sarà presentato prossimamente. I nostri cittadini ci hanno eletto perchè portassimo a casa un buon labour mobility package contro il dumping sociale. Non possiamo tornare a casa a mani vuote dicendo loro di aspettare. Su questo noi, come sinistra, ci giochiamo la nostra credibilità.

Il futuro dell’Europa si gioca anche sull’immigrazione.

Voglio innanzitutto lanciare un appello perchè si stabiliscano corridoi umanitari per salvare le vite umane di chi si trova in queste ore intrappolato nelle città siriane in balia del freddo e della fame.

Stigmatizzo inoltre con la massima fermezza l’iniziativa danese di confiscare beni ai rifugiati. Queste proposte ci danno la cifra della follia in cui ci troviamo. So che i nostri compagni danesi si stanno adoperando in queste ore per ammorbidire la proposta e li ringrazio ma non posso non esternare il mio sbigottimento.

Sull’immigrazione, spetta agli Stati membri assumersi le loro responsabilità. La Commissione ha presentato delle buone proposte ma ora sono gli Stati a frenare. E ‘chiaro che se niente verrà atto nei prossimi mesi Schengen franerà. Per evitare questo, bisogna applicare subito le misure di redistribuzione dei rifugiati, procedere alla loro identificazione e proporre una riforma del sistema di Dublino. Su questo punto, aspettiamo in primavera una proposta della Commissione.

Sul tema dell’immigrazione penso poi che si debba uscire dalle nostre stanze e tornare nelle piazze e nei luoghi di vita reale e saluto positivamente l’iniziativa intrapresa tra gli altri da Marie Arena di andare a Mollenbeek sfidando i pregiudizi su questo quartiere.

Ho citato alcuni temi centrali. Ve ne sono altri non meno importanti su cui chiederemo alla Commissione di prendere una posizione chiara. Sulla politica commerciale, ad esempio. Io penso che oggi sia prematuro concedere lo status di economia di mercato alla Cina. Noi sappiamo benissimo chi sarebbero i perdenti di questa decisione. L’industria manifatturiera sarebbe minacciata. In nome del dogma liberoscambista noi non accettiamo la scomparsa dell’Europa industriale.

Anche sulla politica di concorrenza serve una maggiore discontinuità. Una applicazione ideologica delle regole porta alla distruzione di posti di lavoro. La politica della concorrenza deve essere al servizio dell’economia europea e non il contrario.

Sulla lotta all’evasione e alla frode fiscale, noi chiediamo alla Commissione di mettere in pratica le raccomandazioni approvate dalla Commissione TAXE I e contenute nel rapporto Ferreira. epsno in particolar modo al country by country reporting.

Dobbiamo inoltre continuare la nostra battaglia per accompagnare la transizione verso una economia circolare sostenibile.

Su questi temi nei prossimi mesi chiediamo quindi alla Commissione uno scatto, una accelerazione ed è sulla base di questo che faremo poi la nostra valutazione di metà mandato. Il titolo del Commission Work Programme per il 2016 è “No Time for Business as usual”. Io mi auguro davvero che questo non sia solo un titolo e sono certo che nel Presidente Juncker e nei nostri Commissari vi sia la consapevolezza dell’urgenza del momento. Quello che è chiaro è che il nostro gruppo non vuole gestire il declino dell’Europa ma vuole al contrario contribuire a dare quella sterzata necessaria a salvare l’Unione.

Per essere all’altezza delle sfide che ci attendono abbiamo bisogno di unità e responsabilità. Solo se il gruppo sarà unito, potremo vincere questa battaglia.

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