Presidente del gruppo S&D; in Parlamento europeo
EUROPARLAMENTARE DEL PARTITO DEMOCRATICO

L’inverno dell’Europa: la mia riflessione per “L’Unità”

di Gianni Pittella - “L’Unità”, 5 gennaio 2016

L’introduzione di controlli alle frontiere in Danimarca e Svezia segna una drammatica accelerazione a livello europeo. Se nelle prossime ore non reagiremo con forza contro queste chiusure nazionali, Schengen e con lui il principio della libertà di circolazione nell’Unione - pilastro della costruzione europea - saranno di fatto morti. E l’Unione Europea imploderà sotto la spinta delle nuove frontiere che saranno costruite un po’ ovunque nel continente. Per questo voglio dire con chiarezza che la decisione assunta dai due governi è un grave errore, una misura più simbolica che effettiva che rischia però di aprire il vaso di Pandora della disgregazione europea.

Di fronte alla gravità della situazione non basta però limitarsi a gridare nel deserto come una novella Cassandra.

La drammatizzazione di queste ore non giunge inaspettata. Da tempo il gruppo dei socialisti e democratici al Parlamento europeo, assieme ad alcuni governi nazionali tra cui in prima fila l’Italia, richiedono che l’Europa si dia una mossa su questi temi perché è chiaro che solo una risposta comune a livello europeo può permettere di rispondere in maniera efficiente allo spostamento biblico di milioni di rifugiati.

Il pacchetto di misure da adottare è già sul tavolo ed è stato in parte presentato dalla Commissione europea negli scorsi mesi. I suoi pilastri sono la condivisione dei rifugiati tra diversi paesi, il cambiamento delle cosiddette regole di Dublino che prevedono che i richiedenti asilo facciano domanda nel primo paese d’accesso e l’apertura dei centri di registrazione per i rifugiati che arrivano alle frontiere dell’Unione. L’assenza di uno solo di questi pilastri provocherebbe il crollo di tutto il dispositivo perché è chiaro che da soli gli Stati più esposti non ce la faranno a fare fronte a questo esodo. Da questo punto di vista, bisogna dire con chiarezza che non tutti stanno facendo il loro dovere. Gli Stati membri si erano impegnati ad accogliere decine di migliaia di rifugiati presenti in Italia e Grecia. Ad oggi tuttavia i richiedenti asilo effettivamente redistribuiti a livello europeo sono solo qualche decina. La situazione attuale non è insomma più sostenibile e tutti gli Stati membri devono onorare gli impegni già presi a meno che non vogliano essere corresponsabili della fine dell’Europa. Mai come in queste ore l’Europa si è trovata di fronte ad un bivio esistenziale: “o si fa l’Europa o si muore”. Bisogna agire subito prima che tutto sia travolto.

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